A cura di Antonella di Sotto. Dipartimento Fisiologia e Farmacologia “V. Erspamer”. Sapienza Università di Roma
L’uso di alcuni integratori alimentari a base di piante medicinali, in particolare dimagranti, è stato associato a reazioni avverse a livello epatico, talvolta talmente gravi da richiedere un trapianto di fegato o provocare la morte del paziente (1-3). Tra questi vanno citati i preparati a base di Garcinia cambogia L. (Fam. Clusiaceae), contenenti acido idrossicitrico come componente ritenuto attivo (4-6). Un recente case report, pubblicato sulla rivista Annals of Hepatology (7), descrive un nuovo caso di insufficienza epatica acuta con conseguente necessità di trapianto di organo, dovuta con molta probabilità a Garcinia cambogia. Pertanto, si rende necessario sensibilizzare i consumatori ed il personale sanitario circa i possibili rischi di tossicità associati all’uso di alcuni integratori alimentari a base di piante medicinali.
Una donna di 52 anni si è presentata all’Unità di Epatologia del Mayo Clinic Transplant Center (Phoenix, AZ, USA) per un problema di epatite grave. La paziente era stata visitata circa 18 giorni prima dal medico di base, il quale aveva riscontrato un’alterazione dei parametri di funzionalità epatica. L’esame ecografico per la valutazione della presenza di calcoli biliari era risultato negativo così come era stata esclusa una diagnosi di epatite A. Una TAC dell’addome, eseguita successivamente in un ospedale locale, aveva evidenziato un’ascite e un fegato nodulare coerente con uno stato di necrosi. La biopsia epatica mostrava uno stato di epatite acuta grave con necrosi confluente, collasso massivo del parenchima, presenza di infiltrato infiammatorio e di pochi epatociti vitali. I markers autoimmuni e virali erano negativi; l’alfa 1 antitripsina, la ceruloplasmina e l’alfa fetoproteina erano nei limiti. Nonostante i trattamenti di supporto, l’aggravarsi delle condizioni della paziente (encefalopatia epatica, coagulopatia, aumento della bilirubina, sviluppo di ipoglicemia, nonostante la somministrazione di glucosio) ha richiesto il trasferimento nell’unità di terapia intensiva e il trapianto di fegato, avvenuto dopo cinquanta giorni dall’inizio della sintomatologia.
L’anamnesi remota della donna non era rilevante ai fini della caratterizzazione della sintomatologia (assenza di familiarità per patologie epatiche, nessuna precedente esperienza di trasfusioni, nessun impiego di farmaci per via endovenosa, né abuso di alcool). Al momento del ricovero, la donna utilizzava da almeno un anno una crema a base di ormoni (Bi-Estrogen 2.5/progesterone 30/DHEA 2.5), melatonina, diciclomina per i dolori addominali, ed un olio antimicotico per le unghie.
Più recentemente (per circa 25 giorni), la paziente aveva iniziato ad assumere l’integratore alimentare Garcinia cambogia (USA Nutra Labs) per la riduzione del peso corporeo, al dosaggio di 1 g/die. L’integratore conteneva un estratto di Garcinia cambogia (936 mg/g) con il 60% di acido idrossicitrico. L’assunzione del prodotto era stata sospesa alla comparsa dei primi sintomi.
Sulla base della diagnosi differenziale, è stato concluso che l’eziologia della epatotossicità verificatasi nella paziente fosse da ricondurre all’integratore alimentare a base di G. cambogia.
La valutazione dell’imputabilità, effettuata applicando il CIOMS score ha fornito un punteggio corrispondente a 7, che definisce come “probabile” l’associazione causale tra l’uso di G. cambogia e l’epatotossicità. Quando il CIOMS score era applicato a melatonina e diciclomina l’associazione risultava “improbabile”.
In conclusione, l’epatotossicità descritta nel presente case report sembra da ricondurre, per esclusione, all’uso dell’integratore Garcinia cambogia. Tenuto conto della gravità del caso, è necessario sensibilizzare i consumatori sui rischi associati all’uso di alcuni integratori a base di piante medicinali.
Bibliografia
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