Reazioni avverse associate a mepolizumab

A cura di Alessandra Russo. Specialista in Tossicologia Medica. Messina
 
Il mepolizumab, un anticorpo monoclonale che ha come bersaglio l’interleuchina 5 (IL-5), viene somministrato per via sottocutanea come terapia aggiuntiva nell’asma persistente di grado severo con eosinofila in pazienti adulti (1).
 
Proprio per la sua natura, tale farmaco può indurre reazioni di ipersensibilità, ma può anche essere associato a reazioni a livello del sito di iniezione, così come l’insorgenza di infezioni e neoplasie.
 
Il mepolizumab somministrato per via sottocutanea sembra avere effetti avversi simili a quelli dell’omalizumab: infezioni (in circa il 50% dei pazienti), tra cui casi di Herpes Zoster di grado severo; reazioni all’iniezione (cefalea, lombalgia); reazioni locali al livello del sito di iniezione (dolore, eritema, gonfiore) e reazioni di ipersensibilità immediata o ritardata. Nel 6% dei pazienti sono stati rilevati anticorpi anti-mepolizumab. Un paziente ha sviluppato anticorpi neutralizzanti.
 
La lunga emivita del mepolizumab (circa 20 giorni) complica la gestione degli eventi avversi.
In teoria, la possibilità che tale farmaco interagisca con altri è basso, in quanto non è metabolizzato dal sistema enzimatico del citocromo P450.
 
In studi condotti sui topi, il mepolizumab non è stato associato ad effetti teratogeni. Tuttavia, nelle scimmie è stato riscontrato che il farmaco attraversa la placenta e passa nel latte materno.
L’effetto del mepolizumab sul feto non è noto; pertanto, è opportuno che non venga utilizzato dalle donne che sono in stato di gravidanza o che potrebbero esserlo.

Bibliografia

  1. Prescrire International 2017; 26: 38-39.
Ultimo aggiornamento: 21 luglio 2017