A cura di Simona Lucchesi. UOSD Farmacologia Clinica. AOU “G. Martino” Messina
Sulla rivista Prescrire International (1) è stato pubblicato un articolo in cui si riporta che l’osteonecrosi della mandibola dovrebbe essere sospettata nei pazienti con infezioni ossee (osteomielite), fistolizzazione, lenta necrosi dell’osso e in soggetti con esposizione dell’osso della mascella. La necrosi si diffonde gradualmente. Le lesioni possono essere di grandi dimensioni o manifestarsi spontaneamente o in seguito a un trattamento dentale .
Nell’Agosto 2014, la banca dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a Uppsala conteneva 8 segnalazioni di osteonecrosi della mandibola collegata al sorafenib, un antineoplastico che agisce come inibitore delle tirosin-chinasi che ha effetti anti-VEGF (fattore di crescita endoteliale vascolare).
Altri farmaci noti per causare l’osteonecrosi della mandibola sono rappresentati da altri farmaci citotossici anti-VEGF (bevacizumab e sunitinib), corticosteroidi, alcuni farmaci impiegati per curare l’osteoporosi e le metastasi ossee, come denosumab e bifosfonati e la radioterapia.
Questi effetti avversi sono gravi e invalidanti. Se la somministrazione di uno di questi farmaci dovesse rendersi necessaria nonostante tale rischio, prima di intraprendere la terapia è meglio completare qualsiasi trattamento dentale già iniziato e mantenere una buona igiene orale e dentale.
Bibliografia
- Prescrire International 2015; 24: 269.