A cura di Alessandra Russo. Specialista in Tossicologia Medica. Messina
Caso clinico (1)
Una donna di 68 anni manifestò stato confusionale, cefalea e tremori.
La paziente aveva subito un trapianto di polmone 6 anni prima e attualmente era in trattamento con tacrolimus (3 mg/die), micofenolato mofetil (500 mg BID) e prednisolone (5 mg/die).
La donna soffriva di broncopneumopatia cronica ostruttiva, ipertensione e depressione maggiore.
Sei giorni prima dell’insorgenza dei sintomi, alla paziente venne diagnosticata un’infezione da COVID-19, per cui le venne prescritta una terapia a base di nirmatrelvir e ritonavir.
Gli esami di laboratorio evidenziarono la presenza di insufficienza renale acuta, con aumento dei livelli serici di creatinina. Inoltre, la concentrazione ematica di tacrolimus era >60 ng/ml (range 5-8 ng/ml).
Per ridurre la concentrazione di tacrolimus, venne somministrata fenitoina, che è un induttore del CYP3A4, un isoenzima del CYP450 che metabolizza il tacrolimus (2).
Le concentrazioni di tacrolimus si ridussero e in seguito si normalizzarono i livelli di creatinina.
La donna sospese il trattamento con nirmatrelvir e ritonavir, per consentirle di riprendere la terapia con tacrolimus.
Le reazioni avverse associate all’utilizzo di tacrolimus si manifestano a livello renale, neurologico e gastrointestinale.
Il trattamento concomitante con ritonavir può determinare un aumento dei livelli ematici di tacrolimus, in quanto ne inibisce il metabolismo.
Per tale motivo è opportuno aggiustare il dosaggio del tacrolimus.
Bibliografia
- Browne E, et al. Acute tacrolimus toxicity due to concomitant use of ritonavir (with nirmatrelvir as Paxlovid). Aust Prescr 2024; 47: 192-3.
- Kwon EJ, et al. Treatment of acute tacrolimus toxicity with phenytoin after Paxlovid (nirmatrelvir/ritonavir) administration in a kidney transplant recipient. Kidney Res Clin Pract 2022; 41: 768-70.