A cura di Alessandra Russo. Specialista in Tossicologia Medica. Messina
Caso clinico (1)
Una donna di 38 anni si è presentata in ospedale lamentando dolore addominale inferiore e diarrea con sanguinamento rettale insorti da due settimane.
La paziente, con un’anamnesi familiare positiva per ipertensione, aveva una storia di anemia sideropenica e di colite ulcerosa che le era stata diagnosticata 6 anni prima tramite colonscopia e biopsia.
La donna aveva provato numerosi regimi terapeutici a base di sulfasalazina e mesalazina con svariati livelli di remissione senza aver mai bisogno di assumere steroidi.
Cinque anni prima aveva assunto mesalazina ottenendo una completa remissione.
La paziente riferì di non aver mai riportato effetti collaterali ai regimi terapeutici precedenti a quello con mesalazina.
Al momento in cui si presentò in ospedale, non donna non assumeva farmaci.
La TAC mostrò un inspessimento della parete a livello del sigma e del retto con aumento del volume dei linfonodi, un quadro compatibile con proctocolite.
Gli esami di laboratorio effettuati a livello ematico, urinario e fecale non mostrarono alcuna alterazione, tranne che l’emoglobina il cui livello si era abbassato a 7,3g/dL.
Inizialmente la paziente fu trattata con liquidi per via endovenosa, metilprednisolone, ciprofloxacina e metronidazolo.
Quando il dolore addominale iniziò a diminuire, fu iniziato un trattamento a base di dieta liquida e mesalazina per via orale. Entro 24 ore, la donna riferì l’insorgenza di vertigini e dolore toracico.
Un ECG mostrò la presenza di bradicardia sinusale a 37 battiti/minuto (bpm), mentre al momento del ricovero la frequenza cardiaca era di 81 bpm.
Il trattamento con mesalazina venne interrotto e la paziente fu sottoposta a valutazione cardiologica (enzimi cardiaci, ecocardiografia, etc.) da cui non emerse nulla di rilevante.
Per altri 4 giorni la paziente presentò una persistente bradicardia con valori intorno a 40-50 bpm. Al quinto giorno, la frequenza cardiaca tornò ad essere 50-60 bpm.
Per trattare gli attacchi acuti di colite ulcerativa, il metilprednisolone per via endovenosa fu sostituito con il prednisone per via orale.
La paziente venne dimessa e poi seguita da un gastroenterologo per un’ulteriore valutazione.
Discussione (1)
La bradicardia sinusale era già stata riportata in precedenza in associazione all’utilizzo di mesalazina (2,3).
È stato ipotizzato un meccanismo di azione che coinvolga le prostaglandine che potrebbero aver giocato un ruolo nell’alterazione della frequenza cardiaca, anche se sono necessarie ulteriori ricerche.
Bibliografia
- Krzyzak M, et al. Mesalamineassociatedbradycardia. Cureus 2018; 10: e2425.
- Asirvatham S, et al. Severe symptomatic sinus bradycardia associated with mesalamine use.Am J Gastroenterol 1998;93:470–471.
- Barquero-Romero J, et al. Sinus bradycardia associated with mesalazine. MedClin (Barc) 2006;126:639.
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