A cura di Annabella Vitalone
Dipartimento Fisiologia e Farmacologia “V. Erspamer”, Sapienza – Università di Roma
Il “caffè verde” consiste nei semi non tostati di diverse specie del genere Coffea e viene indicato con diversi nomi, tra cui: Café Marchand, Coffea arabica, Coffea arnoldiana, Coffea canephora, Coffea liberica, Coffea robusta, ecc.
Nel caffè verde è presente una quantità maggiore di acido clorogenico (un antiossidante), generalmente ridotta dal processo di tostatura.
Per questo si suppone che esso abbia benefici superiori al comune caffè e, dopo essere divenuto popolare a scopo dimagrante (in seguito alla frase del Dr. Oz “The green coffee bean that burns fat fast”), viene oggi consigliato in caso di diabete, ipertensione e perfino nel morbo di Alzheimer e nelle infezioni batteriche.
In realtà, quanto è efficace il caffè verde?
Basandoci sui dati scientifici provenienti dal Natural Medicines Comprehensive Database e valutandoli secondo una scala specifica (variabile da “efficace” a “insufficienti livelli di efficacia”), possiamo dire che le evidenze scientifiche sono insufficienti per l’utilizzo del caffè verde in condizioni quali: diabete di tipo 2; morbo di Alzheimer; ipertensione (estratti di caffè verde, contenenti 50-140 mg di acido clorogenico/die, assunti per 4-12 settimane, riducono la pressione sistolica di 5-10 mmHg e la diastolica di 3-7 mmHg) ed obesità.
In questo ultimo caso è stato visto che per avere una riduzione in peso di 2,5-3,7 kg è necessario assumere estratti commerciali di caffè verde (Svetol, Naturex), cinque volte al giorno per 8-12 settimane.
Il meccanismo di tale effetto potrebbe essere riconducibile alla presenza di acido clorogenico che interferirebbe sulle modalità di utilizzo e sul metabolismo del glucosio nel sangue.
Esistono problemi di sicurezza?
Il caffè verde è considerato “possibilmente sicuro” se assunto per via orale e, sebbene ancora non esista un dosaggio raccomandato, le quantità assunte non dovrebbero essere superiori a 480 mg/die, per al massimo 12 settimane.
Alcuni estratti commerciali sono stati utilizzati senza problemi di sicurezza in dosi fino a 200 mg 5 volte al giorno, per un massimo di 12 settimane.
È importante ricordare che il caffè verde contiene caffeina come il caffè normale, pertanto può causare gli effetti indesiderati correlati alla presenza della caffeina: insonnia, nervosismo, disturbi gastrointestinali, tachicardia, tachipnea. Il consumo di elevate quantità di caffè potrebbe anche causare cefalea, ansia, agitazione e aritmie.
Di seguito vengono riportate alcune condizioni in cui è opportuno osservare alcune precauzioni e avvertenze.
- Anormalità nei livelli di omocisteina: alte dosi di acido clorogenico, anche per brevi periodi, determinano un aumento dei livelli di omocisteina che possono essere associati a patologie cardiache.
- Coagulopatie: la caffeina potrebbe peggiorare i disturbi della coagulazione (emorragie).
- Disturbi d’ansia: possono essere peggiorati dalla presenza di caffeina.
- Diabete: monitorare attentamente il livello di glucosio nel sangue ed eventualmente l’effetto di farmaci antidiabetici, poiché la caffeina può interferire nel processo di utilizzo del glucosio da parte dell’organismo.
- Diarrea: la caffeina, soprattutto se assunta in grandi quantità nel caffè, può peggiorare la diarrea.
- Glaucoma: la caffeina può aumentare la pressione endoculare. L’aumento inizia entro 30 minuti e perdura per almeno 90 minuti.
- Gravidanza e allattamento: a causa della carenza di informazioni disponibili è consigliabile evitare l’uso di caffè verde.
- Ipertensione: la caffeina aumenta la pressione arteriosa e può ridurre l’effetto di farmaci antipertensivi; tuttavia tale effetto risulta meno evidente in consumatori regolari di caffè.
- Ipercolesterolemia: sebbene non sia chiaro se il caffè verde può causare tale effetto, alcuni componenti hanno dimostrato di aumentare i livelli di colesterolo.
- Osteoporosi: la caffeina può aumentare la quantità di calcio che viene eliminata con le urine; questo potrebbe indebolire le ossa peggiorando l’osteoporosi; occorrerebbe pertanto limitare il consumo di caffeina a meno di 300 mg al giorno (circa 2-3 tazze di caffè normale).
- Sindrome dell’intestino irritabile: la caffeina può peggiorare tutti i sintomi di tale sindrome.
Nel consumo di caffè verde vanno poi tenute in considerazione alcune interazioni che si possono verificare con farmaci, alcuni componenti della nostra dieta (alcol, calcio, ferro, ecc.) ed integratori. Particolare cautela andrebbe esercitata nell’associazione di caffè verde e alcuni farmaci tra cui, ad esempio:
- Alendronato: diminuzione dell’assorbimento; è opportuno distanziare l’assunzione di circa 2 ore;
- Clozapina: riduzione della velocità di eliminazione, con aumento degli effetti collaterali della clozapina;
- Efedrina: stessi effetti stimolanti della caffeina; gli effetti indesiderati di entrambe le sostanze risultano potenziati;
- Litio: aumento della velocità di eliminazione del litio; conseguentemente bisognerebbe ridurre lentamente l’assunzione di caffeina per evitare improvvisi effetti indesiderati litio-indotti;
- Agonisti beta adrenergici: aumento della possibilità di problemi cardiaci;
- Anticoagulanti e antiaggreganti piastrinici: aumento del tempo di emorragia;
- Teofillina: aumento degli effetti.
Alcuni effetti indesiderati possono essere ascrivibili all’associazione del caffè verde con alcolici. L’alcool diminuisce l’eliminazione della caffeina, con possibile accumulo della stessa a livello ematico ed insorgenza di cefalea, nervosismo e tachicardia.
Anche l’associazione del caffè verde con alcuni integratori andrebbe evitata, in particolare con arancio amaro (aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca), ferro (ridotto assorbimento), calcio e magnesio (aumento della loro eliminazione) e con tutti gli integratori a base di piante che possono influire sul metabolismo del glucosio (e.g., fieno greco, gomma guar, ginseng, psillio) o sui processi di coagulazione (ginkgo, aglio, ginseng, ecc.).
Per ulteriori dettagli sulle potenziali interazioni del caffè verde, si rimanda alla lettura dell’articolo.
Commento
Il caffè verde è ottenuto dai semi di diverse specie di Coffea, non torrefatti. Il suo uso come “dimagrante naturale” proposto dal Dr. Mehmet Cengiz Öz, sebbene in assenza di un’efficacia clinica comprovata, lo ha reso popolare.
I meccanismi proposti per le proprietà biologiche recentemente ascrittegli includono un effetto lipolitico, una diminuzione dell’attività della lipasi pancreatica, un’inibizione della idrossimetilglutaril-CoA reduttasi, un’induzione nell’espressione PPAR-α nel fegato (1).
Non esiste attualmente alcuna evidenza scientifica per l’uso specifico di caffè verde nel morbo di Alzheimer o nel trattamento di infezioni batteriche.
Relativamente al trattamento dell’ipertensione, la riduzione della pressione indotta da caffè verde è molto modesta e si verifica su una limitata popolazione di pazienti adulti giapponesi, affetti da ipertensione lieve.
Resta anche da stabilire se le proprietà vantate per il caffè verde sono esclusive di questa preparazione o sono ascrivibili anche al caffè torrefatto, se gli effetti dipendono dalla caffeina, dall’acido clorogenico o dalla presenza di entrambe le sostanze (ed eventualmente anche da altri componenti) (2).
Gli effetti riscontrati in clinica sono comunque di debole e variabile entità, le metodologie utilizzate nel disegno dei vari studi sono poche e di bassa qualità (2). Conseguentemente sono necessari ulteriori studi e le attuali evidenze, sebbene promettenti, sono insufficienti a consigliare il caffè verde come adiuvante in qualunque terapia (es. obesità, ipertensione).
Fonte
Natural Medicines Comprehensive Database Consumer Version. Therapeutic Research Center. 3/8/2016. Green Coffee. Disponibile al 12 settembre 2016, presso https://medlineplus.gov/druginfo/natural/1264.html
Bibliografia
- Ríos-Hoyo A, Gutiérrez-Salmeán G. New dietary supplements for obesity: what we currently know. Curr Obes Rep 2016; 5: 262-70.
- Mullin GE. Supplements for weight loss: hype or help for obesity? Part II. The inside scoop on green coffee bean extract. Nutr Clin Pract 2015; 30: 311-2.