A cura di Alessandra Russo. Specialista in Tossicologia Medica. Messina
Nel Bollettino dell’autorità regolatoria neozelandese, pubblicato nel Dicembre 2024 (1), è stato riportato un avviso relativo al rischio di sviluppare ipofosfatemia associata ad infusioni di ferro.
Nella maggior parte dei casi, l’ipofosfatemia è transitoria e asintomatica. Tuttavia, in alcuni casi può essere di grado severo e prolungata.
In alcuni pazienti, soprattutto se sono presenti fattori di rischio, l’ipofosfatemia può determinare l’insorgenza di complicanze, come osteomalacia e fratture (2,3).
I fattori di rischio includono: ricorrenti emorragie, disturbi da malassorbimento, carenza di ferro, basso peso corporeo, elevati livelli serici di paratormone.
Casi riportati in Nuova Zelanda
Durante il periodo compreso tra l’1 gennaio 2016 e il 30 settembre 2024, il Centro di Monitoraggio delle Reazioni Avverse (Centre for Adverse Reactions Monitoring, CARM) della Nuova Zelanda ha ricevuto 45 segnalazioni di ipofosfatemia in pazienti che hanno ricevuto infusioni di ferro.
Su 45 casi segnalati:
- 39 erano di sesso femminile
- 44 erano associati a infusione di carbossimaltosio ferrico
- 40 erano gravi
Non sono stati segnalati casi di osteomalacia o frattura.
E’ importante informare i pazienti riguardo al rischio di ipofosfatemia e ai sintomi associati ad essa, come dolore osseo, artralgia e stato di affaticamento.
Inoltre, è opportuno monitorare i livelli di fosfato in pazienti che sono a rischio.
Bibliografia
- Prescriber Update 2024; 45: 80-82.
- Van Doren L, et al. Expert consensus guidelines: Intravenous iron uses, formulations, administration, and management of reactions. American Journal of Hematology 2024; 99: 1338–48.
- Schaefer B, et al. Hypophosphatemia after intravenous iron therapy: Comprehensive review of clinical findings and recommendations for management. Bone 2022; 154: 116202.
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