A cura di Alessandra Russo. Specialista in Tossicologia Medica. Messina
Caso clinico (1)
In una bambina di 8 anni, che soffriva di orticaria cronica, venne isolato l’Enterobius vermicularis in un campione di feci.
La bimba venne trattata con albendazolo.
Dopo la terza dose, la terapia con albendazolo venne sospesa in quanto la paziente sviluppò nausea, vomito e febbre.
A seguito dell’interruzione del trattamento, i sintomi migliorarono.
Quindici giorni dopo aver sospeso la terapia con albendazolo, la paziente venne trattata con mebendazolo per la parassitosi intestinale.
Al terzo giorno di terapia con mebendazolo, la ragazza manifestò dolore addominale e nausea e le urine erano scure.
Gli esami di laboratorio evidenziarono un incremento dei livelli delle transaminasi e un aumento dei parametri di colestasi.
L’ecografia epatica e la colangiopancreatografia con risonanza magnetica risultarono nella norma.
La bimba venne trattata con corticosteroidi (prednisolone 1 mg/kg) e acido ursodesossicolico (20 mg/kg).
Venne fatta diagnosi di epatite da albendazolo.
Il dosaggio dei corticosteroidi venne ridotto gradualmente e sospeso dopo 8 settimane.
Un anno dopo, i livelli di transaminasi, gamma-GT e bilirubina risultavano nei limiti della norma.
Il trattamento con albendazolo di solito è ben tollerato.
Gli effetti avversi più frequenti sono rappresentati da nausea, disturbi gastrointestinali, diarrea, alopecia transitoria, rash e vertigini.
Sono stati riportati casi di pazienti trattati con albendazolo in cui è stato riscontrato un lieve aumento dei livelli di transaminasi (2,3).
Bibliografia
- Dragutinović N, et al. Acute hepatitis in a paediatric patient: immune-mediated drug-induced liver injury or albendazole-induced autoimmune hepatitis? J Infect Dev Ctries. 2022; 16: 1660-1663
- Horton J. Albendazole: a broad spectrum anthelminthic for treatment of individuals and populations. Curr Opin Infect Dis 2002; 15: 599-608.
- Rios D, Restrepo JC. Albendazole-induced liver injury: a case report. Colomb Med 2013; 44: 118-20.