A cura di Alessandra Russo. Specialista in Tossicologia Medica. Messina
Caso clinico (1)
Un uomo di 81 anni, affetto da disturbi bipolari dall’età di 67 anni, era stato ospedalizzato in numerose occasioni per il trattamento di mania e depressione.
Il paziente inoltre era diabetico, per cui assumeva insulina e ipoglicemizzanti orali.
Dal momento che la depressione era peggiorata e aveva una tendenza al suicidio, venne nuovamente ricoverato in ospedale.
Il trattamento con lamotrigina (200 mg/die) non era del tutto efficace per i sintomi depressivi, per cui iniziò ad assumere in aggiunta lurasidone (10 mg/die).
In seguito il dosaggio del lurasidone venne aumentato a 20 mg/die.
Tre giorni dopo l’uomo iniziò a vomitare.
I segni vitali erano i seguenti: temperatura corporea 36,7°C, pressione sanguigna 123/65 mm Hg e frequenza cardiaca 158 battiti/minuto.
La TAC cerebrale e addominale non evidenziò lesioni che potesse causare tali sintomi.
I risultati degli esami di laboratorio evidenziarono i seguenti valori: osmolalità 343 mOsm/kg e glucosio 698 mg/dL.
Venne fatta diagnosi di sindrome iperglicemica iperosmolare.
La terapia con lurasidone venne interrotta e il paziente venne trattato con somministrazione di liquidi per via endovenosa.
Il dosaggio dell’insulina venne aggiustato per ridurre i livelli di glicemia.
Dopo che i livelli glicemici e la pressione osmotica rientrarono nel range della norma, la sindrome iperglicemica iperosmolare migliorò.
Dal momento che gli antipsicotici possono causare l’insorgenza di reazioni avverse a livello metabolico, è opportuno effettuare gli esami di laboratorio ad intervalli regolari allo scopo di rilevare precocemente eventuali alterazioni.
Questa raccomandazione si estende anche ai pazienti in terapia con lurasidone.
Bibliografia
Hanyu S, et al. Lurasidone‐induced hyperosmolar hyperglycemic syndrome: A case report. Neuropsychopharmacol Rep 2022; 42: 377–379.