Eleonora Mocciaro. UOSD Farmacologia clinica. AOU Policlinico “G Martino”, Messina
Un’analisi condotta dall’FDA relativa alla sicurezza di saxagliptin e alogliptin (due antidiabetici inibitori della dipeptidil peptidasi-4, DPP-4) ha evidenziato che tali farmaci possono aumentare il rischio di insufficienza cardiaca, in particolare nei pazienti affetti da patologie cardiache e renali.
Anche il diabete di tipo 2 non trattato può causare gravi problemi di salute, tra cui cecità, danni neuronali, renali e cardiaci.
I pazienti che assumono questi farmaci dovrebbero contattare immediatamente il proprio medico qualora si manifestino segni e sintomi di insufficienza cardiaca, quali:
- insolita dispnea durante le attività quotidiane;
- problemi di respirazione stando sdraiati;
- stanchezza, debolezza, o affaticamento;
- aumento di peso con gonfiore alle caviglie, piedi, gambe o allo stomaco.
I pazienti non devono interrompere l’assunzione dei farmaci senza aver prima parlato con il proprio medico.
Gli operatori sanitari dovrebbero prendere in considerazione la sospensione del farmaco nei pazienti che sviluppano insufficienza cardiaca e quindi monitorare la glicemia, valutando eventualmente la possibilità di utilizzare altri farmaci.
Informazioni su saxagliptin e alogliptin:
Oltre ad insufficienza cardiaca, altri possibili effetti collaterali di saxagliptin e alogliptin includono pancreatite, artralgia, reazioni allergiche ed ipoglicemia quando associati ad altri farmaci antidiabetici.
In sintesi
Il trial SAVOR (Saxagliptin Assessment of Vascular Outcomes Recorded in Patients with Diabetes
Mellitus) è un ampio studio prospettico, multicentrico, in doppio cieco, randomizzato verso placebo, condotto su 16.492 pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2 con malattia cardiovascolare o ad alto rischio di malattie cardiovascolari. I pazienti sono stati seguiti per una durata mediana di 2 anni e fino a un totale di circa 2,8 anni. Nel gruppo trattato con saxagliptin una percentuale superiore di pazienti è andata incontro ad ospedalizzazione per insufficienza cardiaca rispetto a quello esposto al placebo (289/8280; 3,5% versus 228/8212; 2,8%). Il rischio di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca è risultato significativamente più elevato nel gruppo trattato con saxagliptin (hazard ratio stimato: 1,27; IC 95% 1,07-1,51). Nei pazienti ospedalizzati i fattori di rischio identificati per insufficienza cardiaca includevano una storia di insufficienza cardiaca o insufficienza renale.
Il trial EXAMINE (Examination of Cardiovascular Outcomes with Alogliptin versus Standard of Care in Patients with Type 2 Diabetes Mellitus and Acute Coronary Syndrome) è uno studio multicentrico, in doppio cieco, randomizzato verso placebo, in cui sono stati arruolati 5.380 pazienti con diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari, con un evento recente di sindrome coronarica acuta (cioè infarto miocardico acuto o angina instabile che richiede ospedalizzazione). I pazienti sono stati seguiti per 1,5 anni in media e fino a un totale di 3,4 anni. Nel gruppo trattato con alogliptin una percentuale superiore di pazienti è andata incontro ad un ricovero ospedaliero per insufficienza cardiaca rispetto a quello esposto al placebo (106/2701; 3,9% versus 89/2679; 3,3%).
Link
- FDA
- Inibitori SGLT2: raccomandazioni del PRAC per minimizzare il rischio di chetoacidosi diabetica. AIFA febbraio 2016
- Comunicazione EMA sugli inibitori SGLT2. AIFA 26 febbraio 2016
- Inibitori del SGLT2 e chetoacidosi diabetica. Ministero della Salute neozelandese dicembre 2015
- Metformina – insufficienza renale e rischio di acidosi lattica. Ministero della Salute neozelandese dicembre 2015