Immacolata Caputo e Lidia Sautebin – Dipartimento di Farmacia – Università di Napoli Federico II
Di seguito riportiamo un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Contact Dermatitis (2016; 74: 112–114) a cura di due ricercatori belgi Lien Mestach e An Goossens (Department of Dermatology, Katholieke Universiteit Leuven, B-3000 Leuven, Belgio) che hanno descritto due casi di dermatite allergica da contatto e danno alle unghie manifestati in seguito all’utilizzo di smalti indurenti per unghie.
Gli Autori riferiscono che gli smalti indurenti sono specifici smalti per unghie utilizzati per fortificare l’unghia e per diminuirne la fragilità. Questi smalti contengono formaldeide per la sua capacità di formare legami con la cheratina; il suo basso peso molecolare le permette di penetrare nei tessuti (1). Come riportato dagli Autori, si possono manifestare diverse reazioni avverse come l’onicolisi, la cromonichia, l’emorragia subungueale, l’ipercheratosi, Pterygium inversum unguis (pterigio ungueale), la paronichia e occasionalmente la dermatite localizzata ai polpastrelli (2-4). In questo articolo gli Autori riportano due casi di pazienti che hanno sviluppato, in seguito all’uso di smalti indurenti contenenti formaldeide, una dermatite allergica da contatto e un grave danno alle unghie simile a quello indotto dalla psoriasi.
Caso 1
Gli Autori riportano il caso di una donna di 39 anni, atopica, che a Febbraio 2007 si era presentata presso il loro Dipartimento di dermatologia manifestando, bilateralmente, gonfiore nell’area periungueale e rossore delle dita 1, 2 e 3 (pollice, indice, medio). La donna non mostrava vescicole o pustole visibili, mentre presentava cuticole; inoltre, quasi tutte le unghie mostravano delle creste.
La donna aveva riferito che a Settembre 2006 aveva manifestato bolle e pustole pruriginose sui pollici, sulla punta delle dita e nell’area periungueale delle dita 1-3 (pollice-medio) di entrambe le mani, le cui unghie erano di colore giallo-verde e cadevano. Per questo problema, a dicembre, la paziente aveva consultato un dermatologo, che le aveva diagnosticato una psoriasi pustolosa e le aveva suggerito di iniziare un trattamento con un gel a base di betametasone dipropionato e calciprotiolo (Dovobet® ungento; LEO Pharma N.V., Lier, Belgio) e con la ciclosporina (Neoral®; Novartis Pharma B.V., Arnhem, Paesi Bassi), con i quali le lesioni erano migliorate. Gli Autori, tuttavia, precisano che il secondo farmaco (ciclosporina) era stato interrotto dopo 10 giorni perché aveva provocato ipertensione.
Gli Autori riportano che, da diversi anni, la paziente utilizzava uno smalto indurente (Herôme® nail hardener extra strong; Herôme Holding, Almere, Paesi Bassi) ma che aveva smesso di utilizzarlo da quando si erano sviluppate le lesioni. Sottolineano, inoltre, che la donna, aveva riferito che, ogni sabato, aiutava la sorella, che era una parrucchiera, sciacquando i capelli delle clienti, precisando che però non aveva mai avuto un contatto diretto con le tinture per capelli. La donna, infine, aveva riferito di non essersi mai sottoposta prima a patch test.
Gli Autori, quindi, hanno eseguito i patch test con la serie di base europea (Trolab®, Hermal, Reinbeck, Germania), la serie per parrucchieri (Chemotechnique Diagnostics®, Vellinge, Svezia) e con gli ingredienti delle creme topiche utilizzate dalla paziente. Sono stati utilizzati i patch test chambers (van der Bend®, Brielle, Paesi Bassi) montati su Micropore® (3M Health Care, Borken, Germania) e fissati in aggiunta con il cerotto Mefix® (Mölnlycke Health Care, Göteborg, Svezia) al fine di ottenere l’occlusione per due giorni. Le letture sono state eseguite il giorno 2 e il 4 secondo le linee guida della International Contact Dermatitis Research Group (ICDRG).
Gli Autori riportano che la formaldeide era presente nello smalto indurente e che una sostanza rilasciante formaldeide era stata trovata in una mousse per capelli con cui la paziente era entrata in contatto nel salone di bellezza, precisando che ciò avrebbe contribuito, o prolungato, la dermatite della paziente localizzata alla punta delle dita.
Gli Autori riferiscono che le altre reazioni positive ai composti che rilasciano formaldeide sono state considerate reazioni crociate.
Gli Autori precisano che era stata testata anche la vitamina K, in quanto questo ingrediente era contenuto in una lozione (glycoline lotion 15%) che la paziente aveva applicato sul viso per un peeling e che le aveva causato una reazione eritemato-squamosa major; anche questa sostanza aveva dato una reazione positiva.
Caso 2
Il secondo caso riguarda una donna di 49 anni che aveva riferito agli Autori che nell’Agosto 2014 aveva manifestato una dermatite pruriginosa alle dita delle mani e dei piedi, che era iniziata a svilupparsi 30 anni prima con vescicole e lesioni eritemato-squamose, inizialmente solo sui piedi e in seguito anche sulle mani. La paziente aveva riferito di aver applicato, prima di andare in vacanza, uno smalto indurente (“Basic care Mylène®”, Mylène N.V.,Heist-op-den-Berg, Belgio). In seguito all’applicazione di tale smalto aveva iniziato a manifestare onicolisi non infiammatoria, decolorazione e deformazione della lamina ungueale. Gli Autori riferiscono che sono state evidenziate lesioni non eritemato-squamose.
Gli Autori aggiungono che la paziente aveva applicato anche altri prodotti, tra cui due creme idratanti (“Crème rosa mosqueta®” e “Fagron”, Derma Concept, Waregem, Belgio), una lozione per il corpo (“Topiderm®”, Pannoc N.V., Olen, Belgio) e un unguento (“Dovobet®”, LEO Pharma N.V.).
Gli Autori riferiscono che erano state fatte diverse diagnosi quali: dermatite allergica da contatto, eczema vescicolare e psoriasi.
Gli Autori riferiscono anche che i patch test eseguiti 20 anni prima avevano mostrato una reazione positiva al nichel, al cromo e al cobalto. Da quel momento, quindi, la paziente aveva iniziato ad utilizzare scarpe senza cromo e non aveva sofferto più di dermatite ai piedi.
Gli Autori, quindi, sottoposero nuovamente la paziente a patch test con la serie di base europea (senza i metalli), la serie per parrucchieri (Chemotechnique Diagnostics®) e gli ingredienti dei prodotti topici da lei utilizzati. Per i patch test è stato utilizzato il test IQ Ultra® (Chemotechnique Diagnostics®) fissato in aggiunta con il cerotto Mefix® (Mölnlycke Health Care). Il periodo di occlusione è stato di 2 giorni e le letture sono state effettuate il giorno 2 e il 5 secondo i criteri dell’International Contact Dermatitis Research Group (ICDRG). Le reazioni considerate importanti dagli Autori sono state quelle alla formaldeide, contenuta nello smalto indurente della paziente e all’imidazolidinyl urea, sostanza che rilascia la formaldeide, presente nella crema idratante (Crème rosa mosqueta®) e nella lozione per il corpo (Topiderm® body lotion) con la quale le altre sostanze che rilasciano formaldeide possono dare reazioni crociate.
Gli Autori riferiscono che la paziente aveva manifestato una reazione positiva anche al linalolo presente nel profumo “Chanel Coco noir perfume®” (Chanel Inc., New York, USA) ma anche nello shampoo “Pantène Pro-V volume“ (Procter & Gamble, Strombeek-Bever, Belgio), spiegando così le lesioni eczematose che la paziente occasionalmente manifestava sul collo.
Gli Autori riportano, inoltre, che si era manifestata una reazione crociata tra palladio e nichel, che era già stata mostrata nei precedenti patch test.
Discussione
Gli Autori riferiscono che la dermatite allergica da contatto causata dai prodotti cosmetici per le unghie è frequente e che in passato la sua manifestazione era attribuita principalmente alla presenza della resina tosilamide/formaldeide presente negli smalti per unghie. Sottolineano, inoltre, che spesso tale dermatite allergica da contatto coinvolge anche il collo e il viso e che spesso si sono verificate anche reazioni sulla lamina ungueale e nella zona periungueale (5). Queste zone, infatti, come sottolineato dagli Autori, sono maggiormente coinvolte, sopratutto se se sono applicati gel per unghie o unghie finte, in cui i principali responsabili di dermatite sono i metacrilati (6) e, come nei casi descritti in questo articolo, se sono applicati smalti indurenti per unghie contenenti formaldeide.
Gli Autori evidenziano che, secondo l’industria, la formaldeide è l’unica sostanza che riesce ad indurire in modo efficace la lamina ungueale. Gli Autori precisano che la concentrazione soglia per l’induzione della sensibilizzazione della pelle è stata stimata essere < del 5%.
Tuttavia negli individui precedentemente sensibilizzati, un prodotto contenente una concentrazione bassa di formaldeide (>0,006%) può provocare una reazione allergica, come dimostrato dai patch test per uso ripetuto su esseri umani (1). Gli Autori precisano, inoltre, che la formaldeide è anche un agente irritante ma ciò non spiega manifestazioni come l’onicolisi (7).
Gli Autori riportano che nel Dicembre 2014 il Comitato Scientifico per la Sicurezza dei Consumatori (Scientific Committee on Consumer Safety, SCCS) ha valutato la sicurezza d’uso della formaldeide negli smalti indurenti per unghia (livello massimo del 2,2% come formaldeide libera). I prodotti cosmetici che contengono la formaldeide in una percentuale inferiore allo 0,05% dovrebbero essere etichettati con la dicitura “contengono formaldeide” e avere l’avviso “proteggere le cuticole con grasso o olio”. In questa opinione l’SCCS ha concluso, che, anche se la formaldeide è un noto agente sensibilizzante della cute, il rischio di effetti locali può essere minimizzato se i prodotti sono utilizzati con attenzione e correttamente e se non sono applicati su unghie gravemente danneggiate (1).
Conclusioni
Gli Autori concludono che la dermatite allergica da contatto causata dalla formaldeide presente negli smalti indurenti, che può causare gravi danni alle unghie, si verifica e potrebbe essere più frequente di quanto sospettato, in particolare a causa del fatto che il quadro clinico può essere fuorviante potendo sembrare simile a quello da psoriasi. Gli Autori precisano, inoltre, che è interessante notare che nel secondo caso, da loro descritto, il patch test con la formaldeide 1% aq. aveva dato esito negativo e che l’allergia da contatto era sta rilevata solo testando la formaldeide al 2% aq., come raccomandato (8).
Bibliografia
- Scientific Committee on Consumer Safety. Opinion on the safety of the use of formaldehyde in nail hardeners. Regul Toxicol Pharmacol 2015; 72: 658–659.
- Rosenzweig R, Scher R. Nail cosmetics: adverse reactions. Am J Contact Dermatitis 1993; 4: 71–77.
- Daly B, Johnson M. Pterygium inversum unguis due to nail fortifier. Contact Dermatitis 1986; 15: 256–257
- Mitchell J. Non-inflammatory onycholysis from formaldehyde-containing nail hardener. Contact Dermatitis 1981; 7: 173.
- Lazzarini R, et al. Frequency and main sites of allergic contact dermatitis caused by nail varnish. Dermatitis 2008; 19: 319–322.
- Ramos L, et al. Allergic contact dermatitis caused by acrylates and methacrylates – a 7-year study. Contact Dermatitis 2014; 71: 102–107.
- Helsing P, et al. Onycholysis induced by nail hardener. Contact Dermatitis 2007; 57: 280–281.
- Pontén A, et al. Recommendation to include formaldehyde 2.0% aqua in the European baseline patch test series. Contact Dermatitis 2013; 69: 372–374.