A cura di Alessandra Russo. Specialista in Tossicologia Medica. Messina
Caso clinico (1)
Un uomo di 47 anni giunto al Pronto Soccorso presentava senso di debolezza al lato sinistro a livello dell’arto superiore e di quello inferiore, disartria e paralisi facciale. I valori della pressione erano 213/117 mmHg, che diminuirono a seguito dell’infusione di labetalolo e somministrazione di idralazina.
L’uomo era iperteso da due anni, ma non seguiva la terapia che gli era stata prescritta a base di enalapril. Non aveva una storia di infezioni recenti, nè consumava alcolici.
La TAC effettuata in ospedale rivelò la presenza di sanguinamento a livello dei gangli basali a destra (5 × 2 cm2).
Poichè i valori pressori andavano migliorando, la somministrazione di labetalolo e idralazina venne interrotta. La pressione fu mantenuta con enalapril in compresse.
Il quarto giorno di ricovero, fu iniziato un trattamento con amlodipina (5 mg).
I risultati degli esami di laboratorio erano:
- Bilirubina totale: 10 μmol/L;
- Albumina: 37;
- Alanina-transaminasi (ALT): 27 U/L;
Non furono valutati i livelli di fosfatasi alcalina (ALP) e di aspartato-aminotransferasi (AST). Inoltre, i livelli degli elettroliti, i parametri di funzionalità renale e il profilo della coagulazione risultarono nella norma.
Al sesto giorno, una volta che il paziente si fu stabilizzato, venne trasferito per la riabilitazione. L’uomo era in trattamento con amlodipina (5 mg/die per os), enalapril (5 mg/die per os), enoxaparina (40 mg/die sc) e vitamina D2 (ergocalciferolo; 50.000 U/settimana per os).
Furono ripetuti gli esami di laboratorio di routine. I risultati furono:
- ALT: 449 U/L (limite superiore del range normale 55 U/L);
- AST: 271 U/L (limite superiore del range normale 34 U/L);
- Bilirubina totale; 15 μmol/L
- International Normalized Ratio (INR); 1,2.
- Il rapporto ALT/ALP era pari a 3, che era indice di un quadro misto di danno epatico.
Il paziente non ha riportato nausea, vomito e dolore addominale. Non erano presenti rash, febbre o aumento del volume dei linfonodi.
I risultati degli esami di laboratorio effettuati dopo 2 giorni erano:
- ALP: 133 U/L;
- ALT: 384 U/L;
- AST: 135 U/L.
Il trattamento con amlodipina venne sospeso in quanto era l’ultimo farmaco introdotto nella terapia del paziente.
La misurazione dei parametri di funzionalità epatica mostrò un miglioramento dopo 5 giorni (Figura 1).
Figura 1. Trend di AST e ALT dopo interruzione del trattamento con amlodipina.
Gli esami virologici per epatite risultarono negativi, a parte la positività per gli anticorpi IgG per epatite E, che era indice di una pregressa infezione.
Anche gli anticorpi (anti-mitocondrio, anti-nucleo, etc.) risultarono negativi.
Nell’arco di 4 settimane dall’interruzione del trattamento con amlodipina, i valori di ALT e AST diminuirono notevolmente.
Il trattamento con amlodipina di solito è ben tollerato. I suoi effetti avversi includono cefalea, vertigini, flushing, senso di affaticamento, nausea, diarrea, palpitazioni, edema periferico e rash. Raramente l’amlodipina è risultata associata ad aumento dei livelli degli enzimi epatici.
In letteratura sono stati pubblicati pochi casi che hanno riportato lo sviluppo di epatotossicità associata ad amlodipina (2-9).
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